La diamantina

Da dove viene?
L’intreccio tessile chiamato diamantina è molto antico.
Disegna una piccola losanga che si ritrova in infinite varianti in tutto il pianeta laddove ci sia una tradizione tessile.

In Italia viene chiamata, per esempio, anche, occhio di pernice o semplicemente piccola losanga, in Sud America, sulle alture delle Ande, tessuta in lana pregiata come l’alpaca, è l’Occhio della Madre.

 

Come ci siamo conosciute

Io l’ho incontrata tanti anni fa, grazie alla mia cara amica Moira Brunori, grande esperta di restauro di tessuti antichi, titolare e anima del Laboratorio di “Restauri Tessili” http://www.restaurotessile.com/ che a quel tempo aveva sede all’interno della suggestiva Cittadella Vecchia, a Pisa.
Moira mi raccontò della veste della Duchessa, la storia affascinante del restauro di un prezioso abito in velluto di seta cremisi, di foggia cinquecentesca che si era conservato nei secoli grazie alle cure delle monache benedettine del convento di san Matteo, a Pisa, che ne avevano vestito la statua lignea di una Madonna. Ma questa è una storia che merita un capitolo a sé e chissà che non la racconti prossimamente.
Questo abito sontuoso, che pare proprio appartenuto ad Eleonora da Toledo, moglie di Cosimo I De’ Medici, è arrivato a noi insieme ad altri due abiti della stessa epoca e chissà, forse anch’essi appartenuti a lei…
Uno di questi è un rarissimo abito di mezza lana con ordito di lino chiaro e lana verde scuro, probabilmente realizzato a Pisa intorno al 1550 in una manifattura medicea. Perché è raro? Perché è un abito da casa, realizzato forse in ambito domestico, forse in una tessitura, ma in ogni caso con un telaio dall’uso semplice. Non è consueto reperire capi di questo tipo, perché di solito si sono persi prima di arrivare a noi.

Moira mi portò a visitare i tre abiti, che ancora oggi si possono ammirare al Museo di Palazzo Reale a Pisa (https://www.beniculturali.it/ ). Fu un colpo di fulmine: l’abito da casa aveva un intreccio che avrei potuto studiare e realizzare io stessa al telaio.

Il fascino della sua armatura e del suo intreccio

Iniziai a studiare l’armatura e ne scoprii i segreti e il fascino. Un intreccio apparentemente semplice che ad un primo sguardo si poteva tessere con un telaio a 4 licci. In realtà l’armatura si svelò più intrigante perché si tesse con sei movimenti diversi dei fili di ordito anche se ad un primo sguardo sembrano quattro.
Per un’appassionata di intrecci tessili, di armature, quadretti pieni e quadretti vuoti, come me, una “raffinatezza” …
Ho ancora vivo nella memoria il ricordo di me e Graziella Guidotti, la mia cara maestra a cui avevo chiesto un parere, chine sul tavolo a cercare di capire quel “semplice” intreccio di tradizione popolare.

 

Tessere come suonare

Per me disegnare un intreccio è come comporre un pezzo musicale.
Il tessuto è come la musica, dico sempre alle mie allieve e ai miei allievi quando introduco il codice e le basi tecniche della progettazione tessile.
La procedura che si segue per “scrivere” il disegno tecnico di un tessuto è molto simile a quella utilizzata per scrivere un componimento musicale.
Come tessitrice /musicista, disegnatrice/compositrice, a volte mi capita di innamorarmi di un intreccio tessile, di studiarlo a fondo e di tesserlo con i più diversi materiali.
A volte questa passione si esaurisce con il tempo, a volte no e quell’intreccio diventa parte di me, della mia famiglia tessile, del mio mondo.
Questo mi è successo con la diamantina, che ancora oggi, dopo più di 15 anni, mi capita di scegliere per una produzione e accompagna la mia vita in Laboratorio con la sua raffinata presenza attraverso campioni di diverse fogge e materiali, che spuntano da un cassetto, da uno scatolone, o da una cesta appoggiata sul tavolo da lavoro, tutti tessuti con il “suo” intreccio.

E, intreccio del cuore in rosso sanguigno, oggi è accanto al mio nome sul logo che mi rappresenta.